Il castello sul picco - seconda parte
La prima parte del racconto la trovate qua.
Era da poco passata l’alba quando la jeep dei carabinieri si fermò sullo spiazzo sotto il castello, dall’auto scesero il brigadiere Davide Favre e l’appuntato Emmanuel Brunod. Durante la notte erano arrivate alcune chiamate alla stazione dei carabinieri di Brusson che denunciavano forti rumori, urla e strane luci provenire dal castello. Davide aveva pensato che si trattasse di una festa o un rave organizzato da qualche ragazzo e avrebbe preferito lasciar perdere, ma le telefonate erano diventate insistenti e alla fine era stato costretto a recarsi sul posto.
Nello spiazzo era parcheggiata un’auto con la targa di Milano.
“Ecco” sbottò Davide “Questi stronzi sono venuti fin da Milano a rompere i coglioni, vedrai che avranno fatto una qualche festa del cazzo e li troveremo ancora sbronzi nel castello, per colpa di ’sti coglioni avrò dormito si e no tre ore”.
La mattina era splendida e, nonostante l’ora, il sole scaldava l’aria. I carabinieri entrarono nel castello e dopo un breve giro videro la tenda all’interno della cappella, su quello che rimaneva del falò si trovava una pentola con ancora dei resti di chili. I due entrarono nella cappella e il terreno scricchiolò sotto i loro piedi, era coperto da uno strato di brina, nonostante non facesse freddo, nel resto del castello invece non c’era traccia di brina. Mentre Davide si recava presso la tenda Emmanuel si fermò a controllare le tracce del falò, si chinò a toccare le ceneri e ritrasse la mano con un urlo.
Davide si girò “Cosa c’è? Scotta ancora?”
“No” rispose Emmanuel toccandosi la mano “al contrario, è freddo, freddo da far male”.
Davide lo ignorò e tornò alla tenda, aprì la zip e si affacciò all’interno.
“Sveglia stonz…”
Le parole gli si spensero in gola, impallidì e si girò serio verso Emmanuel.
“Chiama la centrale, abbiamo due morti”.
***
C’era solo una piccola caserma dei carabinieri nella valle e Davide ed Emmanuel dovettero aspettare che arrivassero gli uomini da Aosta. L’indagine era stata affidata alla polizia e a Davide toccò rispondere alle domande di uno scorbutico vice questore dal forte accento romano a cui sembrava avessero appena tirato un calcio nei coglioni.
“Ci hanno chiamato per dei rumori provenienti dal castello, pensavo fosse una festa del cazzo e invece abbiamo trovato due morti, non so cosa sia successo, non ho visto segni evidenti sui corpi, ma mi lasci dire vice questore, avevano una smorfia sui loro volti che… mi ha fatto venire i brividi”.
“Già” commentò il poliziotto “Se devo ascoltare il mio istinto questa sembra essere proprio una gran rottura di coglioni.”
Davide salutò il vice questore e si avvicinò alla squadra dei medici legali che stavano portando via i cadaveri.
“Stelio!”
Uno dei medici, un uomo sulla trentina rubicondo e riccioluto, si girò verso di lui.
“Cazzo, Davide! Da quanto non ci si vede?”
“Eh saranno ormai 5 anni, dall’ultima riunione del liceo credo. Cosa combini ora?”
“Lavoro presso il dipartimento di medicina legale d’Aosta.”
“Vi siete fatti un’idea di come sono morti?”
“Cazzo questi cadaveri mi hanno fatto venire i brividi, sono rigidi e ghiacciati come se li avessimo appena tirati fuori dai congelatori dell’obitorio e poi avevano un’espressione sul volto come se fossero terrorizzati… non ho mai visto niente del genere. Non ho idea di cosa possano essere morti, non ci sono segni di violenza, forse un’overdose ma non so, dovremo fare degli esami”.
“Già, nemmeno io ho mai visto niente del genere” commentò Davide “Senti, scusa se ne approfitto spudoratamente, so che ora è un’indagine della polizia, ma due morti qua nella nostra valle, ecco ti chiedo un favore, quando avete esaminato i cadaveri e scoperto come sono morti potresti farmelo sapere?”
“Certo, non ti preoccupare appena so qualcosa ti chiamo”.
“Grazie Stelio, ti devo una birra!”
Davide ritrovò Emmanuel nel cortile del castello e tornarono al paese.
***
Era passata poco meno di una settimana quando Stelio chiamò Davide.
“Ciao Davide, sono Stelio”
“Ciao Stelio, come stai?”
“Bene, senti ti chiamo per quei due morti”
“Ah certo, hai novità?”
“Beh, più o meno, senti preferirei parlarne di persona è tutto molto strano. Io oggi ho il pomeriggio libero ci vediamo su da te?”
“Sì certo, ti aspetto qua a Brusson allora”
Stelio arrivò alla caserma dei carabinieri nel tardo pomeriggio e Davide lo accompagnò a un bar vicino al centro del paese che si affacciava su un piccolo lago artificiale circondato da un ampio prato. Ordinarono due bicchieri di vino e dopo qualche breve chiacchiera sul più e il meno arrivarono al punto.
“Allora, che novità hai? Di cosa si è trattato? Overdose? Mi sembra strano, ma è tutta la settimana che mi arrovello e non riesco a darmi una spiegazione per queste morti, per quanto ho potuto vedere i due non presentavano nessun segno di violenza, non c’era niente di strano a parte quell’espressione e il fatto che fossero gelidi”
“No. I due erano puliti, avevano qualche traccia di alcol e marijuana, ma niente di che, di sicuro non sono morti di quello. Guarda è tutto così strano, cioè la causa della morte è chiara ma non ci spieghiamo come sia potuto accadere”
“Cioè? Non tenermi sulle spine”
“Ecco, si è trattato del loro cuore”
“Infarto?”
“Insomma, non proprio, il loro cuore è… scoppiato”
“Scoppiato?”
“Sì, quando abbiamo aperto i corpi abbiamo trovato il cuore, o meglio quello che ne era rimasto, esploso, dagli esami che abbiamo fatto sembra che i loro battiti abbiano accelerato a tal punto da fargli letteralmente scoppiare il cuore”
“È come è possibile una cosa del genere?”
“Beh ecco, io non so… davvero non so cosa dirti, nemmeno il mio capo ne ha capito qualcosa, è un toscano mezzo pazzo, ma è un genio nella sua professione”
“Quindi, non sai dirmi cosa è successo?”
“Senti” proseguì Stelio “lo so che sembra pazzesco, nemmeno noi volevamo crederci, ma… ecco pensiamo che siano morti di paura”
“Di paura?”
“Sì, hai visto anche tu l’espressione sui loro volti, io me la sogno ancora di notte, sembravano terrorizzati”
Il sole splendeva ancora e faceva caldo, ma un’atmosfera cupa era caduta sui due e non poterono trattenere i brividi.
Stelio si alzò “Si è fatto tardi, è meglio che torni a casa. Mi spiace di non poterti dire di più, ma davvero non abbiamo una spiegazione di quello che è successo, probabilmente l’indagine verrà chiusa e i due saranno dichiarati morti per infarto. È l’unica spiegazione razionale”
“Capisco, grazie per avermi detto quello che avete scoperto”
I due si salutarono e Davide ordinò un altro bicchiere di vino. L’espressione sui volti dei due ragazzi tormentava anche lui, Stelio aveva ragione sembrava che fossero terrorizzati da qualcosa che avevano visto. E poi c’erano stati quei rumori e quelle strane luci. Non poteva fare a meno di chiedersi cosa fosse successo lassù e come erano morti.
“Posso sedermi?”
Davide alzò lo sguardo e venne investito da una zaffata di alcol, davanti a lui c’era il vecchio Pierre. Pierre aveva più di novant’anni e da quando, circa una decina di anni prima, aveva smesso idi lavorare come malgaro, passava le sue giornate al bar a bere dal mattino quando apriva fino all’orario di chiusura.
Prima ancora che Davide potesse rispondere Pierre si sedette al tavolo, aveva con sé l’immancabile bottiglia di vino e versò da bere per entrambi, quindi guardò Davide con un sorriso amaro dipinto sulle labbra.
Nonostante il fiato alcolico i suoi occhi chiari erano svegli e sembrava perfettamente lucido.
“Ho sentito quello che avete detto tu e il tuo amico, so che ti stai chiedendo cosa è successo, io so cosa è successo.”
Davide lo guardò stupito.
“Tu, cosa!?!”
“Il tuo amico ha ragione, sono morti di paura e io so perché sono morti di paura. Quel castello ha una terribile storia alle spalle”.
Davide si passò le mani sulla faccia e sbuffò.
“Per favore non venirmi a raccontare le tue solite storie, la conosco anche io la leggenda del tesoro sepolto ma, appunto, è solo una leggenda”
“Tesoro? No, non c’è nessun tesoro. Ben altro è sepolto in quel castello”.
Il vecchio lo guardò fisso e Davide si sentì percorrere da un brivido.
“Vedi secoli fa quel castello era la dimora della legittima duchessa di queste terre, quando venne cacciata dai suoi stessi parenti li maledisse, sarebbero stati costretti a rimanere lì per l’eternità. Da quel momento, fino a quando la loro dinastia non si estinse, non lasciarono mai il castello, non potevano e furono tutti seppelliti lì. Il giorno in cui quei ragazzi si sono fermati lì era l’anniversario di quando venne scagliata la maledizione”
Davide guardò Pierre, il vecchio aveva una espressione tremendamente seria e anche se la sua parte razionale si rifiutava di credere a quelle parole, una parte di lui sapevano che erano vere.
“Sotto la cappella si trovano le loro tombe e ai morti non piace essere disturbati.”
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