La cascina

Il parco agricolo del Ticinello sorge nella periferia sud di Milano - poco dopo piazza Abbiategrasso - e si estende per chilometri, con alberi, campi coltivati, rogge e una cascina. Di notte è completamente buio e nella stagione autunnale una fitta coltre di nebbia lo ricopre rendendo il paesaggio spettrale e irriconoscibile. 

È qui che mi trovo in questa fredda notte di novembre, mentre mi chiedo perché ci sono venuto. Come mi è capitato spesso nelle ultime settimane non riuscivo a dormire così, al posto di continuare a rigirarmi inutilmente nel letto, ho deciso di uscire a fare quattro passi. Camminando perso nei miei pensieri mi sono ritrovato all’ingresso del Ticinello e, senza nemmeno farci caso, mi ci sono inoltrato. Con la sola luce di una pallida luna a rischiarare il sentiero mi sono immediatamente perso e così ora mi ritrovo nel mezzo di questo enorme parco senza più sapere dove andare per poter tornare a casa. La nebbia copre l’orizzonte impedendomi di vedere attorno per cercare di capire in quale direzioni andare. L’unica cosa che posso fare è cercare di seguire il sentiero, sperando di non finire in mezzo ai campi o, peggio, di cadere in una delle rogge che lo attraversano.

Il Ticinello di giorno è un’oasi di pace, ma di notte fa paura. I versi degli animali sono accentuati dal silenzio e ogni minimo rumore fra gli alberi e la boscaglia mi fa trasalire. Provo a fare luce con la torcia del cellulare, ma l’unica cosa che ottengo, quando illumino il bosco che si estende a fianco del sentiero, è di far risplendere in modo sinistro gli occhi degli animali che lo popolano e che escono di notte tornando a essere loro, e non più gli uomini, i padroni del parco.

L’unica mia speranza è di riuscire a ritrovare la cascina, una volta raggiuntala bastano pochi minuti per tornare in città. Di certo questo sentiero porta là, spero solo di starlo percorrendo nella direzione giusta e di non allungare la strada. 

Il buio non aiuta a orientarsi, ma dopo un lungo girovagare proprio quando ho perso ogni speranza mi pare di scorgere in lontananza quella che potrebbe essere la cascina. Mi affretto verso la costruzione, questa passeggiata notturna si stava trasformando in un incubo, ma finalmente potrò tornare a casa e mi prometto che d’ora in poi verrò qua solo di giorno.

Sono quasi arrivato quando lo sento e il cuore mi balza in gola. Ci sono rumori di passi dietro di me, sono sicuro che non si tratti di un animale ma di una persona e un brivido mi coglie, che sia lui?

Nelle ultime settimane Milano è stata flagellata da quello che i giornali hanno ribattezzato, con poca fantasia, il mostro di Milano. Un serial killer si aggira per le strade della città, colpisce di notte e in posti isolati, quello che lo caratterizza è la brutalità con cui si accanisce sulle vittime. 

La prima volta aveva colpito in un cantiere in una zona isolata di Milano. La vittima era un metronotte ed era stato letteralmente maciullato a colpi di martello, la notizia aveva fatto scalpore per la ferocia con cui l’assassino aveva colpito il poveraccio fino a ridurgli la testa in poltiglia. Il problema è che, qualche giorno dopo, era avvenuto un altro brutale omicidio, questa volta in una fabbrica abbandonata. La vittima era un barbone che dormiva lì e che era stato ucciso con una spranga di metallo, l’assassino aveva spaccato ogni singolo osso del suo corpo con una violenza inaudita. È da lì che i giornali avevano utilizzato il termine “il mostro di Milano”. Il serial killer l’ultima volta aveva colpito la settimana precedente, questa volta in una vecchia officina nella periferia Nord della città. Si era intrufolato e aveva ammazzato a colpi di chiave inglese il proprietario dell’officina che, avendo finito di lavorare tardi, aveva deciso di passare la notte lì. L’uomo era stato colpito con tanta rabbia da essere diventato praticamente irriconoscibile e solo dai suoi documenti si era potuto risalire a chi fosse.

La città era terrorizzata e la polizia brancolava nel buio, il mostro colpiva di notte, in posti isolati, utilizzando un’arma diversa e agiva sempre con una furia animalesca per poi sparire nel nulla.

E ora tocca a me. 

Maledico la mia scelta di venire in questo parco di notte proprio quando c’è un assassino in circolazione, ma chi avrebbe mai pensato che la prossima vittima sarei stato io?

Mi giro tremando verso dove ho sentito i rumori e lo vedo. Un’enorme figura scura si staglia sul sentiero alle mie spalle.

In quel momento l’istinto prende il sopravvento, senza pensare mi giro e incomincio a correre, il mostro parte al mio inseguimento e sento che urla qualcosa che non riesco a capire.

Corro a perdifiato senza più pensare a dove sto andando, ma sento che il mio inseguitore si avvicina sempre di più. All’improvviso vedo l’entrata che porta al cortile della cascina e mi butto dentro. Davanti a me ci sono le stalle e il fienile, la zona abitata si trova dall’altra parte della struttura, se riuscissi a raggiungerla potrei chiedere aiuto, ma sono bastati quei pochi istanti in cui mi sono fermato perché l’assassino mi raggiungesse e ora si staglia di fronte a me.

“FERMO! Ora ti ho beccato e non puoi fuggire!” urla puntandomi la torcia in faccia. 

Vuole uccidermi!

Mi giro e riprendo a correre, ma finisco con l’inciampare e ruzzolo rovinosamente contro la parete del fienile.

La figura mi raggiunge e mi è quasi sopra, è scura e sembra ingigantirsi mentre protende le braccia verso di me. 

Vuole strangolarmi! 

Preso dalla disperazione cerco qualcosa in mezzo alla paglia che ricopre il pavimento del fienile e le mie mani toccano il manico di legno di un qualche oggetto. Senza nemmeno pensarci lo prendo e lo punto verso di lui. Ormai mi è quasi addosso e non riesce a evitare l’impatto.

Si ferma, un tremito lo scuote, la torcia gli cade di mano e fa qualche passo indietro, mentre dalla sua gola esce un gorgoglio profondo. Alla luce della torcia vedo che quello che ho in mano è un forcone dalle cui punte cadono delle gocce di sangue. Devo averlo colpito, ma questo non sembra fermarlo. Muove le labbra, ma dalla sua bocca emerge come uno strano ringhio soffocato mentre le mani artigliano l’aria. 

Urlo e lo colpisco ancora con il forcone, si ferma per un attimo e poi caracolla verso di me, la luce della torcia caduta illumina per terra e non riesco a vederlo bene in faccia, ma riesco comunque a scorgere una orribile smorfia che deforma il suo volto in un’espressione di pura malvagità. Urlo e lo colpisco con tutte le mie forze col forcone e si accascia a terra.

Mi alzo tremante, ma si muove ancora, allora lo colpisco una volta e poi un’altra e un’altra fino a che non si muove più. Nella luce debole della torcia vedo una pozza di liquido scuro spandersi dove giace, forse ho fermato il mostro di Milano. 

***

La luce del sole penetra dalle persiane e mi sveglia. Sono nel mio letto, ma come ho fatto ad arrivarci? 

Dopo l’incontro di ieri notte non ricordo più niente, ma in qualche modo devo essere tornato a casa. Mi alzo e noto che indosso i pantaloncini e la maglietta che di solito metto per andare a dormire, ma quando lo ho fatto? Vado verso il bagno e vedo che sullo stendibiancheria sono appoggiati, perfettamente lavati, gli abiti che ho indossato ieri, insieme all’accappatoio ancora umido. Quindi quando sono rientrato ho fatto una doccia e la lavatrice? 

Non ricordo niente. Mi chiedo se non ho sognato tutto. Ho davvero ucciso un uomo? NO! Era il mostro, se non lo avessi colpito mi avrebbe ammazzato lui. Ma è davvero successo? Sono ancora scosso, ho bisogno di bere qualcosa di caldo.

Vado in cucina per prepararmi un tè, nel frattempo accendo la televisione. C’è un’edizione speciale del telegiornale, stanno parlando dell’assassino! Le immagini mostrano la cascina, è piena di poliziotti, il fienile è recintato con il nastro della polizia e sembra esserci un gran caos. L’inviata che si trova all’ingresso sta parlando, alzo il volume.

“Sono qua nei pressi del parco agricolo che si trova nella periferia Sud di Milano, il mostro ha colpito ancora. Ieri notte uno degli abitanti della cascina che vedete alle mie spalle stava rincasando quando ha sentito dei rumori e pensando che si trattasse di un ladro è andato a controllare. Non si trattava di un ladro, ma del mostro. L’assassino si è comportato con quello che ormai sappiamo essere il suo modus operandi, ha attaccato con un attrezzo da lavoro, probabilmente un forcone, con cui ha colpito ripetutamente la vittima con una ferocia inaudita facendola letteralmente a pezzi. Quando gli abitanti della cascina sono andati a controllare hanno trovato i resti sparpagliati nel fienile”.

Non è possibile! Cosa stanno dicendo? Questo non è quello che è accaduto! E poi quello era il mostro!

COSA È SUCCESSO!?!

Crollo sul divano ed è solo allora che lo noto. 

Appeso sulla parete di fronte c’è il forcone. Al suo fianco, in bell’ordine, si trovano il martello, la spranga e la chiave inglese. 

Ma c’è ancora spazio.

Sorrido.

La mia missione non è terminata!

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