Who's to blame?

So next time that you close your eyes and choose to shift the blame
Remember you can save a life so really who's to blame?!
(Sacred Reich - Who’s to blame?)


Luca si ferma davanti alla saracinesca chiusa, da dietro proviene una musica flebile e un leggero vociare indistinto, si guarda attorno la strada è deserta, allora bussa ritmicamente.

Toc! Toctoctoc! Toc!

Dalla saracinesca si apre uno spioncino e due occhi lo fissano.

“Speakeasy” sussura Luca e lo spioncino si richiude. Poco dopo si apre il portone del palazzo di fianco alla saracinesca, un uomo in giacca e cravatta si affaccia sulla strada e fa cenno di seguirlo. Luca entra e l’uomo, dopo avergli fatto segno di fare silenzio, lo accompagna nel cortile del palazzo fino a una porta da cui accedono al locale dietro la saracinesca.

Luca si trova in un cocktail bar di quelli di lusso, il locale è affollato di gente seduta ai tavolini e al bancone, le luci sono soffuse e la musica è tenuta bassa, quando il vociare diventa troppo alto l’uomo dietro il bancone spegne la musica e intima il silenzio.

Il locale, infatti, non potrebbe ospitare tutta quella gente, anzi non dovrebbe proprio essere aperto. È passato ormai un anno da quando la pandemia ha colpito tutto il mondo e, nonostante i sacrifici e gli sforzi, non se ne è ancora andata. Il numero degli infetti continua a essere elevato, così come i ricoveri in ospedale e i morti, per questo motivo, o con questa scusa pensa Luca, è stata prolungata l’imposizione della chiusura dei bar e l’invito a rispettare le norme di distanziamento e di evitare le occasioni di socialità. Dopo un anno, però, sono tutti stanchi e non ce la fanno più, hanno bisogno di fare cose, vedere persone, di socialità, di normalità.

Luca si intrufola fra la folla perso in questi pensieri e si avvicina al bancone, ordina un cocktail quindi si guarda in giro per cercare i suoi amici, li vede seduti accalcati a un tavolino verso il fondo del locale, li saluta prende il suo bicchiere e si ributta in mezzo alla gente per raggiungerli.

Pensa a quello che è successo nell’ultimo anno, come è possibile che non sia cambiato nulla, che il virus sia ancora lì in mezzo a loro, che la loro vita sia ancora limitata? Eppure hanno fatto tanti sacrifici, hanno visto limitare le proprie libertà, sono rimasti rinchiusi per un anno, ma sono ancora lì al punto di partenza.

I primi mesi di pandemia tutti erano rimasti chiusi in casa, sicuri che sarebbe durata poco. Luca si ricordava le video chat con gli amici, i timidi giri intorno casa, i canti dal bancone, nonostante la preoccupazione c’era un’aria di speranza, tutti erano sicuri che per l’estate sarebbe finito tutto, e invece... 

A giugno in realtà la situazione sembrava essere migliorata e Luca, come tutti, aveva ripreso a uscire e aveva rivisto e riabbracciato gli amici. Era sempre stato attento, aveva ripreso a frequentare i soliti locali ma era rimasto seduto fuori, certo il distanziamento era durato poco, ma in fin dei conti non vedeva gli amici da mesi e la voglia di stare tutti insieme era forte e comunque erano pur sempre all’aperto e con la mascherina. Beh a dire il vero a un certo punto si era sbarazzato della mascherina, faceva caldo e dava fastidio e poi come puoi indossare una mascherina quando devi bere? Senza contare che la situazione era migliorata e tutti pensavano di essere finalmente usciti dall’incubo. 

Poi erano arrivate le tanto aspettate ferie estive e Luca, dopo tutto quello che aveva passato in quei mesi, era partito per la Grecia, ne aveva bisogno per ricaricarsi. Ripensa alle polemiche scoppiate sul pericolo della ripresa dei contagi, ma in fin dei conti cosa doveva fare, smettere di vivere? Era andato su una remota isoletta con i soliti amici, di certo non aveva corso rischi, sarebbe stato peggio se fosse andato in una qualche affollata spiaggia italiana o, peggio, in discoteca, quindi quale era il problema?

Luca raggiunge il tavolo dei suoi amici abbraccia e bacia tutti, a fatica riesce a incastrare una sedia fra loro e si siede.

“Che palle questa dittatura, non possiamo fare niente!” commenta uno “Insomma guardate cosa ci hanno costretto a fare, se non avessero chiuso i pub non avremmo dovuto rinchiuderci qui dentro e poi è molto più pericoloso andare al supermercato!”

Tutti annuiscono e brindano.

“Bravo! Hai ragione! Non possono impedirci di bere!”.

Tutti brindano e applaudono.

Luca si unisce al brindisi e ripensa a quelle parole. In effetti è vero, loro non hanno colpa come pensano quei pazzi che li vedono come untori, la colpa è di chi li tiene prigionieri da un anno e delle istituzioni che hanno gestito malissimo il tutto, non hanno potenziato le strutture sanitarie, hanno continuato a fare errori rimpallandosi le responsabilità e alla fine hanno cercato di scaricare tutto sulle spalle dei cittadini indisciplinati. Sembra che si divertano a continuare a mettere divieti.

Dopo l’estate avevano riaperto diverse attività, compresi scuole e uffici, ma da lì a poco i contagi erano risaliti e di conseguenza erano ripresi i divieti. Dopo tutto quello che avevano passato però non potevano certo pretendere che si rinchiudessero ancora, insomma se era sicuro uscire per lavorare perché non uscire per divertirsi? Certo, Luca lavorava da casa, ma non era questo il punto. Il punto è che era stato ligio alle regole, ma non era servito a niente quindi, evidentemente, le regole non funzionavano e allora perché seguirle?

Aveva ripreso a rivedere gli amici e avevano organizzato cene e incontri, ma cosa pretendevano, che restasse sempre solo? La socialità era importante, poi vedeva sempre le stesse persone quindi non correva alcun rischio, no?

Quella non vita era continuata per mesi ed era arrivato Natale e come fai a non vedere i parenti? Le regole poi lo consentivano, anche se non potevano essere più di due persone, ma come pretendere che si rispettasse una regola così assurda? Che scegliessero chi vedere e chi no? E poi se al posto di due fossero stati in quattro cosa sarebbe cambiato? Certo alla fine Luca si era trovato con una dozzina fra parenti e amici al pranzo di Natale, ma si trattava piccole violazioni, erano sempre stati così ligi alle regole un piccolo strappo se lo potevano permettere.

Ma niente da fare, il Governo non voleva lasciargli nessuna possibilità, e infatti a Capodanno avevano addirittura anticipato il coprifuoco. A capodanno! Erano rimastati chiusi in caso tutti quei mesi, almeno un piccolo sfogo a Capodanno! Certo quando in quei mesi era andato a cena da amici non è che avessero proprio rispettato il coprifuoco, ma cosa volete non è che uno possa scappare via prima delle dieci di sera, avessero spostato anche di poco il coprifuoco lo avrebbe rispettato, ma così era impossibile. 

A Luca quell’ennesima limitazione a Capodanno non era proprio andata giù, anche perché non era servita a niente, in capo a poche settimane i contagi erano tornati ad aumentare e le aperture, pur limitate, ai locali erano state revocate. Allora a cosa erano serviti i sacrifici? Certo a Capodanno si era visto con gli amici ed aveva tirato mattina, ma cosa altro avrebbe potuto fare? Le regole impedivano di uscire fino alle sette di mattina, quindi era stato costretto a stare fino a quell’ora alla festa e poi erano pochi e si vedevano praticamente solo fra loro.

Poi, finalmente, verso la fine di gennaio avevano visto la luce ed erano tornati a respirare un refolo di libertà. Poco, ma meglio di niente. I locali avevano potuto riaprire, anche se solo fino alle diciotto, e finalmente aveva potuto rivedere gli amici, riabbracciarli e brindare insieme a loro. Quanto tempo era passato dall’ultima volta? Ovviamente i solti paranoici li criticavano, ma cosa volevano? Che non si vedessero? Che non uscissero più? O che rimanessero a bere all’aperto come i barboni? Col freddo che faceva? Allora sì che si sarebbero ammalati. E poi seguivano le regole, che stessero loro a casa senza rompere i coglioni! Certo, era capitato che fossero rimasti chiusi dentro al pub dopo l’ora di chiusura, ma come poteva uno finire di bere così presto? Dai, era impossibile, se avessero spostato l’orario di chiusura di qualche ora non si sarebbero dovuti ridurre a quello.

Comunque anche quello non era servito a niente, dopo nemmeno un mese, con la scusa dei contagi, avevano richiuso tutto di nuovo e quello era il motivo per cui erano lì, chiusi dentro un affollato locale clandestino. Non era certo colpa loro, la colpa era di chi non aveva saputo gestire la pandemia e che aveva sbagliato con interventi mirati solo a colpire alcune categorie senza avere il coraggio di intervenire più duramente su tutto il resto. Perché per alcune attività il rischio che si correva era considerato accettabile, mentre per altre no? Luca non se lo spiegava e quindi agiva di conseguenza.

Nel locale risuona una campana.

“Sono quasi le due, ultimo giro e poi si chiude. Mi raccomanda fate silenzio quando uscite”

Luca fa un ultimo brindisi con gli amici, si salutano abbracciandosi e dandosi appuntamento al prossimo fine settimana.

Uscito da locale Luca si incammina verso casa, le strade sono silenziose e deserte, che schifo quella situazione, non ne può più di non potere fare niente. 

Chissà quando sarebbe finita e quando sarebbero potuti tornare a una vita normale, sempre che glielo avrebbero concesso, ormai non facevano altro che prolungare le restrizioni all’infinito.

Luca non può fare a meno di chiedersi per quanto ancora avrebbero dovuto sopportare tutto questo, per quanto non sarebbero potuti uscire la sera, per quanto sarebbero durate quelle restrizioni assurde per colpa di un cazzo di virus, per colpa di istituzioni incapaci di gestire la situazione, per colpa di regole che impedivano di divertirsi in sicurezza, ma lasciavano invece la possibilità di svolgere attività invece molto più pericolose. 

Per colpa della sorte. 

Di certo non per colpa sua.

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