Il parco dei dinosauri
I thought I'd get older and it'd go awayBut it only gets worse and 'causes more painAnd being alone is getting so hardI just gotta tell youGoddammit, I'm falling apartI'm down on my knees in the darkFeeling for whatever's leftBut the pieces have fallen too far(Off With Their Heads – Clear the Air)
Entra nel parco quando è già tardi, sa che a breve chiuderà, ma ha comunque voglia di fare due passi.
Lo ha ritrovato quasi per caso durante uno dei suoi abituali vagabondaggi solitari per la città, da bambino era il suo parco preferito, l’attrattiva principale erano due enormi scivoli a forma di dinosauro che erano diventati il suo passatempo preferito, passava ore e ore su quegli scivoli.
Da quando lo ha riscoperto è diventata la sua meta nei momenti in cui si sente triste, passeggiare lungo quei viali alberati mentre ripensa alla sua infanzia lo rilassa.
Questa sera autunnale è uno di quei momenti, si è fermato per una birra al suo pub preferito e come sua abitudine quando va lì da solo si è seduto al bancone per fare due chiacchiere con i baristi, le cameriere e i soliti habitué. Come al solito la birra veloce sono diventate tre, a cui ha aggiunto un paio di cocktail, ma non è bastato a migliorare il suo umore così, al posto di tornare a casa, si è recato al parco anche se è tardi.
Cammina lungo i viali fiocamente illuminati dai lampioni, non è infastidito dal buio, anzi lo trova adatto al suo umore. Gli alberi coprono con i loro rami la strada che è rivestita dalle foglie cadute, sembra quasi di camminare in una galleria arborea e per un attimo gli sembra di essere trasportato in uno dei suoi amati boschi e non di essere in città.
Poco dopo il percorso alberato si estende in un ampio spazio scoperto dove è situato un vecchio campo da basket. Ricorda che quando veniva qua da bambino ammirava i ragazzi più grandi che giocavano nel campetto. Ora qua non gioca quasi più nessuno perché pochi metri più avanti hanno costruito un nuovo campo più moderno, coperto da una struttura di legno e illuminato a giorno. Lì c’è ancora un gruppo di ragazzi che stanno finendo una partita prima affrettarsi schiamazzando verso l’uscita.
Guarda l’ora, è tardi e fra pochi minuti chiuderanno i cancelli, ma ora che è rimasto lì da solo vuole godersi quella pace e poco importa se dovrà scavalcare per uscire.
Si incammina verso una piccola collinetta che percorre tutto un lato del parco e si inoltra fra gli alberi che la ricoprono. Ricorda che quando era bambino gli sembrava una cima elevata e si divertiva come un pazzo a percorrerla in bicicletta per poi buttarsi giù a tutta velocità lungo le sue discese. A rivederla ora è ben poca cosa, ma gli piace ricordarsela come la vedeva un tempo.
Si ferma lì per un po’ facendosi trasportare dai ricordi e godendosi la pace e il silenzio, ormai è l’unico rimasto. Dopo un po’ si scuote e ricontrolla l’orologio, l’orario di chiusura è passato da un bel po’ e nessuno si è accorto che era lì. Pensa che dovrebbe tornare a casa visto che domani lo attende una pesante giornata di lavoro, ma non ha voglia di lasciare quel posto e la tranquillità che ha trovato. Non è nemmeno più preoccupato di come uscire da lì, semplicemente non gli importa.
Scende dalla collinetta e si incammina verso l’ultima parte del parco. Abbandona il viale e prende direttamente il prato, si toglie calze e scarpe e anche se l’erba è fredda e umida si gode la sensazione di camminare scalzo nella natura.
Alla fine arriva alla sua meta, in mezzo ai nuovi giochi per bambini si stagliano i due scivoli a forma di dinosauro. Uno, più piccolo, è alto circa due metri, mentre l’altro, quello che da bambino era il suo preferito, è più grande e raggiunge i tre metri di altezza. Entrambi hanno il corpo costruito in pietra e poggiano su due zampe di legno. Lungo il muso e il collo, che scende fino a terra, si trovano le scale per salire fino alla schiena del dinosauro, da lì parte lo scivolo che percorre la coda.
Guarda la costruzione sfiorando la superfice con le mani e sorride pensando a come, da bambino, gli sembrasse gigantesca e che salire gli scalini per poi gettarsi lungo lo scivolo fosse un’incredibile avventura. Allora era tutto più semplice, poi scuote la testa ridendo fra sé e sé della banalità di quell’ultimo pensiero.
Gli vibra il cellulare, un paio di notifiche su facebook e una cinquantina di messaggi nelle chat di WhatsApp. Saranno le solite cazzate e non ha voglia di guardarle, anzi è infastidito dal fatto di essersi fatto disturbare da quelle amenità, così spegne il cellulare e sta per metterlo via, poi si ferma e, stupendosi del suo stesso gesto, scaglia il telefono lontano. Normalmente non avrebbe mai fatto una cosa del genere, ma d’altra parte normalmente non si sarebbe mai fermato in un parco di notte. Ma questa notte è diversa, questa è la sua notte, ha ritrovato la sua pace e non vuole perderla.
Ritorna con lo sguardo al dinosauro e rivede sé stesso bambino che correva lungo gli scalini per poi gettarsi urlando lungo lo scivolo. Sorride al ricordo e poi si ferma per un attimo a pensare, in fondo perché no?
Si avvicina al collo del dinosauro e poi sale gli scalini arrivando fino in cima, si appoggia al parapetto guardandosi attorno e respirando a pieni polmoni l’aria fredda della notte, ammira la nebbia che nel frattempo ha avvolto il parco, poi guarda giù e si butta lungo lo scivolo.
Il tutto dura solo pochi istanti, ma ride come quando era un bambino. Si sdraia qualche secondo sulla superfice fredda dello scivolo poi si rialza e torna di corsa agli scalini, li percorre velocemente e poi si ributta lungo lo scivolo, ancora, ancora e ancora, le sue risate si perdono nel silenzio del parco.
Ora però si sente stanco, stanco della solita vita quotidiana, stanco delle chiacchiere vuote, stanco di non sentirsi parte di niente, stanco di sentirsi sempre più isolato, stanco dei soliti fine settimana, stanco di tutto, stanco delle sue stesse lamentele. Si appoggia al parapetto di pietra, chiude gli occhi e inizia a fantasticare come quando era bambino. Immagina che il dinosauro prenda vita e lo trasporti lontano da quella vita grigia e vuota verso nuovi mondi fantastici.
Lo trovarono il mattino dopo, pareva stesse dormendo con un sorriso amaro dipinto sul volto.
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