Come ogni giorno

La sveglia del cellulare suona alle sette in punto. Come ogni giorno.

Dario si rigira nel letto e tocca il pulsante per posticipare la sveglia, così per tre volte. Come ogni giorno.

Alla fine si alza, va in bagno, si lava, si veste, raccoglie la borsa dell’ufficio ed esce, non ha tempo per fare colazione. Come ogni giorno.

Si dirige verso la metropolitana, che dista una decina di minuti a piedi da casa sua, guarda le notifiche sul cellulare, i messaggi di whatsapp, facebook e le principali notizie. Come ogni giorno.

Entra in metropolitana, sale sull’ultimo vagone, quello più vuoto, e si siede sull’ultimo sedile. Mette gli auricolari del lettore mp3 e ascolta musica doom lenta e pesante con cui si isola da tutto preparandosi ad affrontare la giornata. Come ogni giorno.

Arriva in ufficio, saluta rapidamente i colleghi e accende il pc, quindi scende al bar sottostante a prendere un caffè. Il momento migliore della giornata. Come ogni giorno.

Ritorna in ufficio e si mette al lavoro. Clienti da chiamare, vendite da registrare e le solite pratiche noiose. Come ogni giorno.

All’ora di pranzo si reca con alcuni colleghi nel ristorante sotto l’ufficio. Mangia in silenzio guardando gli altri che parlano di cose di cui a lui non importa niente: calcio, le solite serie tv o l’ennesimo talent show di cui lui non sa nulla. Come ogni giorno.

Torna in ufficio e riprende a lavorare fino a che non viene l’ora di tornare a casa. Saluta, esce e sale sull’ultimo vagone della metropolitana. Si rimette gli auricolari e nelle orecchie esplode a un volume elevatissimo una musica punk hardcore veloce e violenta con cui cerca di dimenticare le ore precedenti. Come ogni giorno.

Arriva a casa, si fa una doccia, si cambia e sceglie accuratamente un disco, lo mette sul piatto e mentre dalle casse parte un garage blues distorto e selvaggio si butta sul divano. Come ogni giorno.

Finito il disco si alza stancamente e si prepara qualcosa da mangiare, con l’unica compagnia del notiziario. Come ogni giorno.

Finita la cena torna a sdraiarsi sul divano, accende la tv e cerca una serie su uno dei canali in streaming. Sceglie un poliziesco ambientato nella Polonia comunista consigliatogli da un amico, è stato un ottimo consiglio e pensa a come lo guarderebbero storto i suoi colleghi se parlasse loro di quella serie, ma in fin dei conti non gliene frega un cazzo di quello che pensano. Si stappa una birra e si gode un paio di episodi. Come ogni giorno.

Spegne la tv e va a letto, legge qualche pagina di un libro, mette il cellulare in carica e si addormenta. Come ogni giorno.

La sveglia del cellulare suona alle sette in punto. Come ogni… 

Dario afferra il cellulare e lo scaglia violentemente contro il muro mandandolo in frantumi. No, oggi non sarebbe stato come ogni giorno. 

Si gira dall’altra parte e riprende a dormire. Dopo un’ora si sveglia fresco e riposato, si alza e fa un’abbondante colazione, quindi si fa una doccia e prepara con cura la borsa per il lavoro.

Esce di casa fischiettando e decide che ha tutto il tempo per andare al lavoro a piedi, si infila i soliti auricolari e sulle note di un folk acustico Dario si gode con calma il tragitto.

Arriva sotto l’ufficio con un paio d’ore di ritardo, ma decide di andare comunque al bar.

Entra e ordina un caffè, al posto di berlo al bancone come fa abitualmente si siede a un tavolo. 

Il solito barista gli porta il caffè e lo guarda preoccupato.

“Ma dove sei finito? Sono passati prima i tuoi colleghi, sono tutti incazzati con te”

“Lo so e non me ne frega un cazzo, anzi portami anche una brioche e una spremuta per favore”

Si gusta la sua seconda colazione con calma e si alza per pagare.

“Ma va tutto bene?” gli chiede il barista “Guarda che erano davvero incazzati, te ne hanno dette dietro di tutti i colori”

“Tranquillo” dice sereno Dario “adesso vado in ufficio e sistemo tutto”

“Ma che ti succede? Sei strano”

“Niente, niente. Devo solo sistemare tutto”

Il barista lo fissa perplesso, mentre Dario esce.

Dario entra in ufficio e chiude la porta dietro di sé. Tutti si girano a guardarlo e viene investito dalle loro lamentele che ignora. 

“Ti sembra l’ora di arrivare? Ma dove cazzo eri finito?” gli urla contro il supervisore “Un cliente ti aspettava due ore fa! Hai fatto saltare una vendita, cretino!”

“Tranquillo, ora sistemo tutto”

“Tranquillo un cazzo! Guarda che sei a un passo da essere cacciato a calci in culo!”

Dario sorride, si mette gli auricolari da cui si diffonde un concerto di musica classica, appoggia la borsa del lavoro e la apre con tutta calma. Prende qualcosa dal suo interno.

“Togliti quegli auricolari subito! Allora ti muovi?” sbraita il supervisore “Che cazzo stai prendendo da quella…”

Le parole gli si spengono in bocca, succede quando guardi da vicino la canna di una pistola.

Dario sorride. “Ti ho detto che avrei sistemato tutto”.

A vedere quella scena tutti si bloccano, come congelati.

BOOM!!!

La pistola spara un colpo e la faccia del supervisore esplode.

Dario ride sguaiatamente e si gira verso i colleghi ancora paralizzati dalla paura.

“Così impara a trattarmi come un coglione e ora tocca a voi”

Dario inizia a sparare all’impazzata senza mirare, le pallottole sfrecciano nell’ufficio colpendo scrivanie, computer, schedari, finestre, persone. Tutti si buttano a terra cercando disperatamente rifugio, pezzi di legno, di vetro e di metallo schizzano dappertutto, le urla di terrore si mescolano ai lamenti dei feriti.

Dario all’improvviso si ferma, si strappa gli auricolari e fa cadere la pistola. Un suono fortissimo gli rimbomba nelle orecchie. Il suono aumenta sempre più di intensità fino a diventare insostenibile, si copre le orecchie con le mani, ma non serve a niente, quel rumore aumenta, diventa sempre più forte e gli penetra nel cervello senza dargli tregua. 

Crolla a terra, cerca di urlare ma non riesce. Tutto diventa nero.

Dario si risveglia nel suo letto. 

Sono le sette in punto e la sveglia del cellulare sta suonando. 

Come ogni giorno.

Commenti

Post popolari in questo blog

La cascina

Lavorare

Who's to blame?