Battesimo
La levatrice levò lo sguarda verso la donna sorridendo.
“Complimenti, è un maschietto” disse porgendole il neonato che aveva subito avvolto in una coperta.
Era la notte del 24 dicembre del 1890, mancava poco alla mezzanotte e nonostante il fuoco ardesse vivace nel camino, l’aria nella baita, situata in un piccolo villaggio di pastori a 1.800 metri, era gelida.
La levatrice era arrivata al mattino presto quando già una coltre di neve copriva il monte, il sentiero che dal paese nel fondovalle portava in circa un’ora di cammino al villaggio era tenuto pulito dai guardia boschi, ma durante il giorno e la sera la neve era caduta abbondantemente e senza interruzioni rendendo impossibile liberare il cammino e isolando il villaggio.
Di notte la temperatura scendeva di molto sotto lo zero e il freddo e il ghiaccio diventavano i padroni dei monti, vivere lì era difficile e per un neonato i primi giorni di vita erano i più pericolosi.
Anna, questo il nome della madre, lo sapeva bene. Aveva già perso un figlio pochi giorni dopo la nascita ed era decisa a fare qualcosa per il nuovo nato. Guardò Remo, suo marito, che era rimasto silenzioso in un angolo della stanza e che si era avvicinato solo per guardare il figlio.
“Lo sai quelli che devo fare” disse lui.
Lo sguardo della moglie si incupì “No, guarda fuori è una follia”
Si erano accumulati oltre tre di metri di neve e non accennava a smettere.
“Uscire con questo tempo sarebbe una follia, non sopravvivrebbe mai” aggiunse dura.
“Se questo è il volere di Dio, così sia” disse Remo.
“Non mi importa di Dio, mi importa di mio figlio. Non ti permetterò di portarlo fuori nel gelo!”
“Non bestemmiare!” urlò lui. “La creatura deve essere battezzata!”
“E allora aspettiamo! Aspettiamo che il tempo migliori, il sentiero che porta al paese è bloccato dalla neve e fa un gelo maledetto, portarlo fuori ora vuol dire condannarlo a morte!”
“Forse, ma così salveremo la sua anima. Sai benissimo che qua abbiamo solo una cappelletta e che il prete vive nel paese a fondo valle, ora che lo avvisiamo e che riesce a venire qua passerà troppo tempo. Se aspettassimo e morisse senza essere battezzato sarebbe condannato per l’eternità e io non voglio”
“E io non voglio che muoia per questa tua follia! Già abbiamo perso un figlio, non voglio perderne un altro!” urlò lei stringendo il bambino con tutte le sue forze.
“Ho detto di non bestemmiare!” ringhiò lui “Ho deciso, il bambino sarà battezzato stanotte! È la Santa Notte e lo porterò giù a battezzare che tu voglia o no! La sua anima è più importante della sua vita e gli spiriti maligni godrebbero a rubare un’anima a nostro Signore proprio questa notte!”
“Tu sei pazzo!”
“Basta, donna!” urlò, avvicinandosi per prenderle il bambino.
Anna cercò di divincolarsi e strinse ancora più forte a sé il neonato che scoppiò a piangere.
“Lasciami mio figlio!” urlo lei.
“Va bene” sbottò Remo “Te lo lascio, per ora. Adesso vado a fare i preparativi per la discesa poi torno e lo porterò giù, con le buone o le cattive”
Ciò detto uscì dalla stanza sbattendo la porta.
Anna guardò il bimbo che già stava tremando nonostante il fuoco e la coperta, con gli occhi pieni di amore.
“Non permetterò che si porti via anche te” sussurrò.
La levatrice che aveva assistito alla scena in silenzio si avvicinò ad Anna e la guardò con pietà.
“Lo sai che tuo marito ha ragione”
“Cosa?” Anna guardò la levatrice con gli occhi spalancati “Prendi le sue parti? Sei venuta fin quassù, hai visto il freddo e il gelo che c’è la fuori, scendere fino al paese è già dura in condizioni normali, con tutta la neve che è caduta è impossibile, soprattutto per un neonato”
“Con la benedizione di Dio tutto è possibile”
“Tutto è possibile con la benedizione di Dio!?! Tutto è possibile!?!” urlò Anna “Allora vai giù tu al paese, a piedi, senza giacca se tutto è possibile”
“Sei stanca e stai sragionando”
“Io sto sragionando? Io? Voi siete quelli che volete portare fuori un neonato al gelo e sotto la neve. Voi volete ucciderlo!”
“Basta, se morirà sarà il volere di Dio, ma grazie al battesimo la sua anima sarà salva”
“Cosa me ne importa della sua anima e di Dio, io voglio che mio figlio viva, lo voglio vedere crescere!”
La levatrice impallidì e arretrò facendosi il segno della croce.
“Stai bestemmiando” balbettò.
In quel momento rientrò Remo accompagnato da altri due uomini.
“Dammi il bambino, ora!” urlò furibondo”
“NO!”
“Dammelo!”
“NO” gridò di nuovo Anna stringendo il piccolo a sé.
Remo si avvicinò e le tirò uno schiaffo e mentre i due uomini la bloccarono le strappò il figlio dalle braccia.
Anna provò disperatamente a lottare e a divincolarsi con tutte le sue forze, ma non poté fare niente contro tre uomini e dopo ore di travaglio.
Guardò Remo disperata e con le lacrime agli occhi
“Tu devi solo ringraziare che non ho le forze di alzarmi e prega, prega di riportarmi mio figlio vivo e vegeto o te ne pentirai per il resto della tua miserevole vita” disse Anna con voce gelida.
Remo si voltò per picchiarla nuovamente, ma qualcosa nel suo sguardo lo bloccò. C’era odio puro in quello sguardo, una rabbia che non aveva mai visto, una rabbia che covava da secoli di soprusi e contro cui non sapeva cosa fare. Borbottò qualcosa e uscì dalla stanza.
Nel cortile ricoperto dalla neve era già stato predisposto il necessario. Una grossa mucca li aspettava, una lanterna era stata legata al suo collo per illuminare la strada. Remo avvolse il bambino nelle coperte, mentre i due uomini affiancarono la mucca incitandola a muoversi e incominciarono la lunga discesa verso il paese a fondo valle.
Da quando erano usciti dalla casa il neonato era scoppiato a piangere e il suo corpicino scosso dai tremiti era di un colore livido. Remo lo guardava a malapena e sembrava non preoccuparsi della sua sorte.
“Bisogna battezzarlo, il resto non importa” disse rivolto ai suoi compagni, che annuirono convinti facendosi il segno della croce.
Le montagne, i boschi e gli animali che li popolavano assistettero a quella strana processione. La mucca grazie alla sua massa, anche se affondava nella neve, riusciva a liberare la strada rendendo possibile, anche se difficoltoso, un percorso altrimenti inaffrontabile.
Impiegarono tutta la notte per raggiungere il paese, all’inizio il bambino aveva pianto con tutte le sue forze, ma col tempo il pianto si era affievolito e da almeno un’ora aveva smesso completamente. Quando lo immersero nell’acqua battesimale era ormai cianotico e l’impatto con l’acqua gelida gli diede il colpo di grazia. Il piccolo morì nemmeno un’ora dopo.
Avevano salvato la sua anima, ma questo non consolava Anna.
Commenti
Posta un commento